Dieu sait quoit (Jean-Daniel Pollet, 1992-93) DVDRip VO

Elinks de largometrajes de cine experimental & underground (Experimental feature films) cuya duración exceda los 45 minutos (> 45 min.)

Dieu sait quoit (Jean-Daniel Pollet, 1992-93) DVDRip VO

Notapor jean-marie » Mar Feb 13, 2007 5:19 pm

Jean-Daniel Pollet - Dieu sait quoit (1992-93) DVDRip VO

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Dieu sait quoi is a masterpiece of Pollet’s maturity. It is a poetic meditation on the work of Francis Ponge, a writer who has always been inseparable from the fascination for the “silent world” that runs through Pollet’s films. “It is cinema without settings like a table that has been cleaned off. It is cinema where stones, water, fire and things return to a new life and live an existence that has not yet been seen or listened to...” (Pascal Bonitzer, 1996).

“It took me thirty years to be able to reach the same freedom that I had in Méditerranée again. For me, this language is something that goes on on its own. Long live editing and the dream mechanism soaked in the unconscious!... Long live editing, at night, right before falling asleep – an editing that is illuminating like that for dreams, in which there is no logic but that of the unconscious” (J.-D. Pollet, 1996).

eD2K link Dieu sait quoi (J.D.Pollet).avi
French without subs.
Última edición por jean-marie el Vie Abr 13, 2007 4:13 pm, editado 1 vez en total
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Notapor kimkiduk » Mar Feb 13, 2007 7:09 pm

I didn't know it Oo
Thanks my friend ;-)
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Notapor pickpocket » Mar Feb 13, 2007 7:43 pm

Otros enlaces de Pollet en la mula:

eD2K link Jean Daniel Pollet - L'ordre (1973).avi

eD2K link L'Acrobate 1976 Jean-Daniel Pollet - French - La Boulange.avi

eD2K link L'Amour C'Est Gai, L'Amour C'Est Triste (Jean-Daniel Pollet, No Subs, 1971).avi

eD2K link zzz - [DOC] - Pour mémoire (la fin d'une forge) - Documentaire de Jean-Daniel Pollet, 1979 - (Film DivX Fr Reportage Monde ouvrier Politique Social).avi

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Notapor kipple » Mié Feb 14, 2007 12:30 am

JEAN-DANIEL POLLET FOREVER.

thank you. :si:
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Notapor OhSoojun » Mié Feb 14, 2007 10:40 am

Gracias Merci Thank iu Jean-Marie !!!
Souvenir du long travelling au debut sur le mur de pierre, et des travellings circulaires hypnotiques dans le jardin de Cadenet. Je vais pouvoir revoir ça…
Il y a encore deux poèmes magnifiques qui manquent sur la mule : Méditerranée et Bassae,
Peux-t-on espérer ?
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Notapor jean-marie » Mié Feb 14, 2007 11:22 am

OhSoojun escribió:Il y a encore deux poèmes magnifiques qui manquent sur la mule : Méditerranée et Bassae,
Peux-t-on espérer ?


Maybe this one...
eD2K link Bassae (JD Pollet).VOB
just one source... let's download and hope!!!
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Notapor OhSoojun » Mié Feb 14, 2007 1:40 pm

Let's hope, I download !
Thank you very much jean-marie, I was looking for that link for almost an eternity
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Notapor jean-marie » Vie Abr 13, 2007 4:12 pm

This is the italian translation of Dieu sait quoi commentary which I found here:
http://www.16beavergroup.org/intorno/dieusaitquoi.htm

Will anyone make any sub?

Uomini, animali con la parola, siamo gli ostaggi del mondo muto.
Creare il mondo che ci circonda, tuffarsi dunque, immergersi nel mondo muto che ci circonda, che è il nostro ambiente naturale, la nostra unica, vera patria, che ci circonda, ci attraversa, ci alimenta, di cui facciamo parte,
come un'impurità in un diamante, come una nebulosa nell'etere,
come una medusa nel mare, di cui abbiamo bisogno,
come lui ha bisogno di noi, lo respiriamo come lui respira attraverso di noi
immersi dunque in questo mondo muto
che è una meravigliosa e sottile orologeria,
che funziona e di cui siamo anche noi ingranaggio
si tratta ogni volta, voglio dire ogni oggetto, ogni motivo di paesaggio
di un problema posto in termini così chiari, che non comporta, evidentemente, alcuna risposta, dunque una questione irritante
ecco ciò che salta agli occhi
e ancora questo, il fastidio del motivo in questione non comporta,
piuttosto ci comporta solo in quanto spettatori
mi perdonerete i cipressi e il vento, ancora questa maniglia dell'ospedale,
come se mi reggessi sull'autobus
mondo muto, mia sola patria
te che devo conservare, poiché è di te solo che tengo vita e parole
no, non ti lascio, non vi lascio pietre, erba, casa, lettere
parlando di questo uomo, che fa parte della mia pietra,
della mia opera, del mio legno
per gli antichi, un dio lare è una divinità domestica, protettrice del focolare,
per il Larousse, lo si rappresentava cone un piccolo genio senza ali,
dal corpo vestito, brandisce un corno di abbondanza, ognuno poteva avere il suo
il mio è appeso al muro o nelle biblioteche di qualsiasi casa, salvo forse della sua
è discreto, meridionale, poeta e mortale, visto che ci ha lasciato da qualche anno
si chiamava Francis Ponge
e la sua opera vola nei dintorni, vedi la digressione
oh Tebe, che ha nutrito questi pesci marini, il tuo mare

...

copriti di fiori, di foglie e di frutti
festeggia i baccanali, oh Tebe
con dei rami di quercia, di cipresso
adorna le spalle degli animale appena nati
dai ciuffi di pelo bianchi
onora i bastoni selvaggi
di colpo tutta questa terra inizia a danzare
quando il dio della primavera condurrà la sua processione sulle montagne
sulle montagne dove lo attendono le donne
che si sono riunite lontano dal loro luogo di lavoro
che hanno abbandonato sui frutti deliranti del dio
Il linguaggio non rifiuta che una cosa
Fare così poco rumore, quanto il silenzio

Liquido è per definizione quello che preferisce obbedire alla pesantezza piuttosto che conservare la propria forma, quello che rifiuta ogni forma per obbedire alla sua pesantezza e ciò che perde ogni tenuta a causa di questa idea fissa, di questo scrupolo malsano di questo vizio che lo rende rapido, precipitato o stagnante, amorfo o feroce, amorfo e feroce, feroce e perforante per esempio, sfuggente, filtrante, avvolgente

A tal punto che si può fare di lui ciò che si vuole
E condurre l'acqua in dei tubi e farla risalire verticalmente
Al fine di gioire, infine del suo modo di rovinarsi in pioggia, una vera schiava

...

Una città, una grande capitale, in un angolo del paesaggio, come un pentolone abbandonato, non fa più rumore di un pentolone nell'immondizia

...

Uomo sul marciapiede, come una tettoia infuocata, da cui non si può staccare lo sguardo

...

Sì entreremo in un nuovo paradiso, ma non il paradiso dell'uomo, piuttosto il paradiso o il giardino delle ragioni avverse, il paradiso della varietà, del funzionamento, del gioco libero e virtuoso, del giubilo etrusco, della capriola, della danza, del saltare universale, della buffoneria in senso Shakespeariano, quello della tempesta, del sogno, della notte universale dei re

La tavola, a volte, si presenta vuota, non fosse che un bicchiere semplicemente o una lampada a petrolio, la tavola, nel giardino è una tavola che gira, qualche volta carica di cose fuori uso

Il cielo non trema tutti i giorni a tutte le ore come in un mezzogiorno d'estate sulle pietre secche, la lavanda rifiorisce ogni primavera, il piccolo Pietro cresce proprio bene e i ruscelli dell'Ardèche come quelli della nostra lingua materna scorrono, e scorreranno sempre

Poi ripetendo, come sempre mi costringo a fare, che non siamo affatto usciti dalla notte, né dalla tempesta, se da milioni di anni nel corso della loro preistoria, il mondo e l'uomo sono per tanto invecchiati

mondo muto, mia sola patria
te che devo conservare, poiché è di te solo che tengo vita e parole
no, non ti lascio, non vi lascio pietre, erba, casa, lettere
parlando di quest'uomo che fa parte della mia pietra,
della mia opera, del mio legno
non si sale al cielo senza scala fosse anche al cielo della rivelazione

ci siete da una parte voi uomini con le vostre civilizzazioni, i vostri giornali, i vostri artisti, i vostri poeti, le vostre passioni, sentimenti, insomma tutto il mondo umano sempre più rivoltante, invivibile, ingiudicabile

Dall'altra parte, noi, il resto, i muti, la natura muta, le campagne, i mari e tutti gli oggetti, i vegetali, gli animali, non poco, insomma, lo si vede, tutto il resto.

Di fronte a ciò cosa fanno gli artisti? La maggior parte fanno smorfie di gioia, d'orrore, a scelta. Alcuni arrivano fino agli occhi bianchi o all'epilessia, più o meno simulata, altri rimpiazzano il mondo con delle composizioni di loro propria invenzione, che dicono è a buon rendere. Altri semplificano, strana idea, astratta, astrattiva è che non hanno ancora visto nulla. Alcuni tentano dei gesti di esorcismo.

Ci rimane difficile trovare ruoli più simpatici, di un certo timbro

Questa è una storia invisibile, vi ho invitati qui, siamo in una casa e allo stesso tempo in un film, non ci vediamo in alcun momento, nemmeno le nostre ombre, come se al cinema fossimo al tempo stesso nella sala e sullo schermo,

in nessun luogo, come nei sogni

A cosa lavoriamo? Passiamo dalle immagini al suono, una storia di fantasmi.

Cosa facciamo in Provenza, siamo addestrati a questo, certamente, a questo tipo di racconto, di personaggi

Ma qui tocco uno dei punti principali della loro lezione, che non è del resto loro propria ma è posseduta in comune da tutti gli esseri a conchiglia; la conchiglia è parte del loro essere, e insieme opera d'arte, monumento.

Dura piú a lungo di loro.

Sola, certamente, la chiocciola è molto sola. Non ha molti amici. Ma non ne ha bisogno per la sua felicità. Aderisce cosí bene alla natura, ne gode cosí compiutamente, cosí da vicino, è l'amica del suolo che bacia con tutto il corpo, e delle foglie, e del cielo verso il quale alza cosí fieramente la testa, con i globi degli occhi tanto sensibili; nobiltà, lentezza, saggezza, orgoglio, vanità, fierezza.

E si deve concepire l'opera come se si fosse immortali e lavorarci come se si dovesse morire il giorno dopo

Distese di parole, assemblaggio dell'arte letteraria, oh massivi, oh plurali pavimenti di drappi colorati decori di linee, ombra di ciò che è muto, riccioli superbi delle consonanti, architetture, fioriture dei punti e di punti e di segni, insomma, in mio soccorso, per venire in aiuto all'uomo che non sa più danzare, che non conosce più il segreto dei gesti e che non ha più il coraggio nè la scienza dell'espressione diretta attraverso i movimenti

...

Faremo dei passi meravigliosi, l'uomo farà dei passi meravigliosi, se ridiscenderà alle cose, come bisogna ridiscendere alle parole per esprimere le cose in maniera appropriata.

Il cielo non trema tutti i giorni a tutte le ore come in un mezzogiorno d'estate sulle pietre secche, la lavanda rifiorisce ogni primavera, il piccolo Pietro cresce proprio bene

Bellezza mio bel pensiero di cui l'anima, una certa "a", come l'oceano il suo flusso ed il suo riflusso. Qui tutto è apposta, qui il mare limitato da due altri elementi, evapora e sente, blueggia, in definitiva, le parole secche, è una grande distesa di acqua salata. Abbiamo tutto, dalle montagne al mare e foreste. Il mare sarebbe il nostro solo punto di fuga.

L'ampolla della bellezza è stata ancora una volta stappata,

nella grande distesa e quantità di conoscenze acquisite da ogni scienza, un numero in espansione di scienze, noi siamo perduti, il miglior partito da prendere è di considerare tutte le cose come sconosciute e di passeggiare e distendersi sotto un albero o sull'erba e di ricominciare tutto dall'inzio

Faremo dei passi meravigliosi, l'uomo farà dei passi meravigliosi, se ridiscenderà alle cose, come bisogna ridiscendere alle parole per esprime le cose in maniera appropriata.



Le cattedrali più grandi lasciano uscire una folla enorme di formiche e anche la villa il castello più sontuoso fatti per un solo uomo, sono piuttosto paragonabili a un alveare o un formicaio dai compartimenti numerosi, che a una conchiglia.

Ben inteso il mondo è assurdo, ben inteso il non-senso del mondo; ma cosa c'è qui di tragico, toglierei volentieri fino all'assurdo il suo coefficiente di tragico

A quale calma nella disperazione sono giunto sotto la scorza più comune, nessuno potrebbe crederlo, nessuno ci si ritrova, perché non ne fornirò il decoro né alcuna replica, parlo solo

Qui tutto è apposta, qui il mare limitato da due altri elementi, evapora e sente, blueggia, in definitiva, le parole secche, è una grande distesa di acqua salata. Abbiamo tutto, dalle montagne al mare e foreste. Il mare sarebbe il nostro solo punto di fuga.

Faremo dei passi meravigliosi, l'uomo farà dei passi meravigliosi, se ridiscenderà alle cose, come bisogna ridiscendere alle parole per esprime le cose in maniera appropriata.

Perché la pioggia è così sensualmente piacevole per l'uomo? Perché è un fenomeno tale che relega in secondo piano tutte le cose, le presenze stabili, tutti gli immobili nei paesaggi, che gratifica tutto di un certo oscuramento, di una certa modestia. La pioggia relega le cose a uno stato paziente. La pioggia non rispetta niente, e non affetta più nulla seriamente. E' un colpo della sorte non troppo grave, abbastanza salutare, abbastanza comparabile all'oblio o alla memoria in ciò che ha di imperfetto. Leva tutta l'illusione delle cose, insomma, insegna loro a vivere.

Per prima cosa bisogna parlare, secondo bisogna incitare i migliori a parlare, terzo bisogna suscitare l'uomo, incitarlo a essere, quarto bisogna incitare la società umana ad essere in maniera tale che ogni uomo sia.

Sono lì dei veri e propri templi, non delle costruzioni elevate arbitrariamente dal suolo, ma i resti impassibili dell'antico eroe, che fece la guerra al mondo, dall'esplosione del loro enorme antenato e delle loro traiettorie ai cieli abbattuti senza uscita, si sono avute le rocce.

Il ciottolo non è una cosa facile da definire, se non ci si accontenta di una semplice descrizione. Si può dire prima di tutto che è una forma o uno stato della pietra, tra la roccia e il sasso.

Riabbassando gli occhi dal cielo stellato fino a me, fino all'uomo, sono colpito dall'ostinazione che mostro nel vivere, il concepire un così piccolo ruolo e volerlo riempire.

Il freddo, così come lo si nomina, dopo averlo riconosciuto, tra altri effetti intorno, entra nell'onda, a cui il ghiaccio lo sostituisce; così gli occhi, in un solo colpo, si adattano in una nuova visione, per un movimento d'insieme chiamato attenzione, attraverso la quale un nuovo oggetto è fissato, fa presa. Le cose le troverete anche nell'erba, sdraiate come bestie morte come anche i roseti fioriscono, come ci sono arance.

C'è in ogni istante una funzione riservata all'uomo, è uno sguardo tale da essere parlato,
l'accorgersi di ciò che lo circonda e del suo proprio stato in mezzo a ciò che lo circonda.

O tu, di tutti gli Angeli il piú bello e il piú saggio,
tradito dalla sorte che ti spoglió di lodi,

Satana, abbi pietà del mio lungo partire!

Principe dell'esilio, Dio calunniato, tu
che ogni volta, battuto, ti rialzi piú forte,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che sai tutto e regni sul mondo di sotterra,
guaritore consueto delle miserie umane,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che dalla Morte, tua antica e forte amante,
generasti la folle, la leggiadra Speranza,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che doni al proscritto lo sguardo calmo e altero
che fa impazzire il popolo ai piedi di una forca,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che conosci gli angoli della terra invidiosa
dove Dio, geloso, ha nascosto le gemme,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu occhio chiaro che penetra i profondi arsenali
dove sepolto il popolo dei metalli riposa,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che con larga mano nascondi i precipizi
al sonnambulo errante sul bordo delle case,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che ammorbidisci, mago, le vecchie ossa
al nottambulo ubriaco che i cavalli calpestano,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che per consolare chi soffre e non ha forza
ci insegnasti a mischiare lo zolfo col salnitro,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che poni il tuo marchio di complice sottile
sulla fronte del Creso implacabile e vile,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Tu che alle fanciulle metti negli occhi e in cuore
il culto della piaga, l'amore dei pezzenti,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Sostegno dei proscritti, lume degli inventori,
conforto degli impiccati e dei cospiratori,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Padrino di coloro che con nero furore
dal giardino dell'Eden ha scacciato il Signore,

Satana, abbi pietà del mio lungo patire!

Immagino il mondo come un paradiso perduto, nel senso di divenuto folle, il paradiso trasformato in caos anarchico, in prigione, in inferno in cui ogni essere si stende o al contrario si appallottola, ingigantendosi, per vivere lo stesso, nonostante il colpo di bacchetta che ha messo tutto in disordine e ha scatenato il disordine e la follia.

Persuadiamoci, ci deve ben essere stata qualche ragione imperiosa per diventare o per restare poeti. Il primo mobile fu probabilmente il disgusto di ciò che siamo obbligati a pensare o a dire, di quello a cui la nostra natura d'uomini ci costringe a prendere parte. Vergognosi della sistemazione tale quale è nelle cose, vergognosi di questi volgari camion che passano in noi, queste fabbriche, manifatture, negozi, teatri, monumenti pubblici, che costituiscono molto di più del decoro della nostra vita. Vergognosi di questa agitazione sordida degli uomini, non solo intorno a noi. Abbiamo osservato che la natura più potente rispetto agli uomini, fa dieci volte meno rumore e che la natura degli uomini, voglio dire a ragione, non ne fa affatto. Ebbene, fosse solo a noi, vogliamo far intendere la voce di un uomo. Nel silenzio certo lo sentiamo, ma nelle parole cerchiamo, non è più nulla, sono parole, neppure parole senza parole.

oh uomo, informe mollusco, folla che esce nelle strade, milioni di formiche che i piedi del tempo schiacciano. Non avete per dimora che il vapore comune del vostro vero sangue, le parole, il vostro ruminare vi nausea, la vostra respirazione vi soffoca, la vostra personalità le vostre espressioni si mangiano tra di loro. Tali parole, tali abitudini, oh società tutto non è che parola.

Distese di parole, assemblaggio dell'arte letteraria, oh massivi, oh plurali pavimenti di drappi colorati decori di linee, ombra di ciò che è muto, riccioli superbi delle consonanti, architetture, fioriture dei punti e di punti e di segni, insomma, in mio soccorso, per venire in aiuto all'uomo che non sa più danzare, che non conosce più il segreto dei gesti e che non ha più il coraggio nè la scienza dell'espressione diretta attraverso i movimenti

Si dice che il cuore dell'uomo si rinnovi interamente ogni sette anni, è possibile, c'è così tanto mistero, non mi affaticherei su un tale problema.
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